Un
interessante dibattito si era aperto tempo fa nella sezione giapponese di
Wikipedia quando, su nostra segnalazione, era stata presa visione della
vicenda che coinvolse il contrammiraglio giapponese Toyo Mitsunobu che mori'
in un attacco partigiano dell'XI Zona vicino all'Abetone. La sezione
giapponese dell'enciclopedia online, dopo aver chiesto la cooperazione della
parte americana, approvava il testo definitivo che di seguito riassumiamo:
"Toyo MITSUNOBU (9.10. 1897 (Meiji 30) – 9.6.1944 (Showa 19)) fu ufficiale della
marina imperiale giapponese. Il suo ultimo grado fu ammiraglio. È originario della città di Kouryou, situata nella provincia di
Okayama.
PERSONAGGIO:conseguito il diploma presso la scuola media Kitano della Provincia di Osaka, si è iscritto alla scuola militare della marina
(quarantasettesimo ciclo), risultando primo agli esami di diploma. Tuttavia non
si iscrisse al corso “Kousyu” dell’Università militare della marina. Si recò spesso
in Europa sia per viaggi di lavoro sia in qualità di addetto militare presso l’Ambasciata. Il suo carattere giudizioso era apprezzato da Narumi Inoue. Dopo
la resa del governo Badoglio agli Alleati, durante un viaggio a Svizzera per fare
rapporto, fu attaccato dai partigiani sugli Appennini. Mentre il suo accompagnatore Dengo Yamanaka, capitano di fregata, fu gravemente ferito,
Mitsunobu fu ucciso da un colpo d’arma da fuoco.
Anche Yujiro Makise, impiegato della Mitsubishi Shoji, e Mitsuro Asaka, impiegato
di Okura Shoji, furono attaccati dai partigiani e furono uccisi dopo essere stati
messi ai lavori forzati."
http://ja.wikipedia.org/wiki/%E5%85%89%E5%BB%B6%E6%9D%B1%E6%B4%8B
Ma
qual'era il ruolo di Toyo Mitunobu e come mai percorse la statale Abetone
diretto al Brennero ben cosciente del pericolo che stava correndo? Troviamo
una possibile risposta in questa recensione del film-documentario "Il
Castello delle Sterline" :
"Il Castello delle Sterline La vera storia delle banconote false
Il
castello Labers, di proprietà della famiglia Stapf-Neubert, a Merano, è il
set del documentario storico che racconta della falsificazione delle sterline
inglesi, ideata dai nazisti, conosciuta come “Operazione Bernahard”. Il
regista Roberto Condotta e il giornalista Roberto Rinaldi hanno scritto e
girato il docu-fiction “Il Castello delle Sterline” che narra una delle
maggiori truffe mai compiute al mondo: la falsificazione di milioni di
banconote, avvenuta nel periodo più oscuro del Novecento durante l'Olocausto
degli ebrei. Nel campo di concentramento nazista di Sachsenhausen, un gruppo
di esperti falsari guidati da Salomon Smolianoff, fu costretto a riprodurre
sterline false. Dopo l'otto settembre il centro di smistamento delle banconote
viene trasferito a Merano, città che faceva parte del territorio occupato dai
nazisti. Il nucleo dell'operazione Bernhard viene a crearsi a Castello Labers.
Le riprese si sono avvalse di testimoni che raccontano quanto accaduto durante
l'occupazione nazista a Merano: lo smistamento delle banconote false anche
dopo la fine del secondo conflitto mondiale. Una vicenda intricata sulla quale
ancora oggi non è stata fatta pienamente luce.
(...) lo
smistamento delle banconote false, la presenza di diplomatici giapponesi, e
l'uccisione del capitano Mitsunobu caduto in un'imboscata dei partigiani, il
ritrovamento di sterline false.
"(...)
Amos
De Marchi è l'autista del capitano Toyo Mitsunobu, con il compito di
accompagnarlo nelle sue missioni. In una di queste i partigiani sugli
Appennini della Toscana, uccidono un’imboscata il diplomatico. L'autista
viene catturato ma dopo un mese di prigionia riesce a tornare a casa. Da quel
momento la vita di De Marchi cambierà a causa delle banconote false e
diventerà l’autista del maggiore Schwend (...)"
http://www.alcinema.org/rubriche/news/il_castello_delle_sterline_la_vera_storia_delle_banconote_false_3688
Vicenda
ben diversa quella che coinvolge gli altri due giapponesi citati da wikipedia: Yujiro Makise, impiegato della Mitsubishi Shoji, e Mitsuro Asaka, impiegato di Okura Shoji.
Infatti
in una recensione al libro di Paolo SAVEGNAGO e Luca VALENTE "Il
mistero della missione giapponese Valli del Pasubio, giugno 1944: la
soluzione di uno degli episodi più enigmatici della guerra nell’Italia
occupata dai tedeschi ISTRE-VI - Cierre Edizioni, 2004, Paolo Valente
scrive:
"Il
mistero dei due giapponesi
Ricostruita un’oscura vicenda costata la vita a
una coppia meranese.
La storia si svolge tra Merano, l’alto Garda,
Rovereto e Valli del Pasubio. Di più: tra Roma,
Berlino e Tokyo.
I vicentini Paolo Savegnago e Luca Valente, autori del
libro Il mistero della missione giapponese, dopo anni di
attente ricerche, offrono ora la “soluzione di uno
degli episodi più enigmatici della guerra nell’Italia
occupata dai tedeschi”.
I fatti in breve. Siamo ai primi di giugno del 1944.
Due giapponesi sono partiti in auto da Venezia alla
volta di Merano. Lungo il percorso hanno preso a bordo
una donna che ben conoscono. È Maria Clementi Giusto,
la padrona di casa meranese di uno dei due, che
è andata in visita ad alcuni parenti di Vicenza. La
vettura sta percorrendo la statale del Pasubio in direzione di Rovereto.
Poco prima dell’abitato di Sant’Antonio di Valli la macchina è in panne.
Giunti a fatica in paese i tre sono arrestati da un gruppo di partigiani
locali. Saranno tenuti in custodia per qualche tempo e poi
inspiegabilmente passati per le armi.
Ciò che aggiunge tragicità alla vicenda è quanto
accade alcuni giorni dopo. Giovanni Giusto, marito di
Maria, non vedendo rincasare la moglie, ne ricostruisce
il percorso e si presenta a Sant’Antonio di Valli. Scambiato forse per
una spia subirà la stessa sorte di Maria e dei due giapponesi. Lo stesso
giorno della cattura dei due, l’8 giugno, si verifica un
episodio per molti versi analogo. Un auto scura, guidata
dal meranese Amos De Marchi, trasporta due ufficiali
nipponici. Proviene da Montecatini, dove ha sede il comando della marina
tedesca, ed è diretta verso la città del Passirio. Nel tardo pomeriggio la
vettura transita nei pressi del Fosso degli Affrichi, a pochi
chilometri da Pianosinatico. La macchina comincia a
sbandare. Una pattuglia partigiana ha disseminato l’asfalto
di chiodi a tre punte. De Marchi è un abile guidatore e riesce
ad arrestare il veicolo senza conseguenze. All’improvviso però dalla
boscaglia escono alcuni partigiani armati. Nel caos che ne
segue partono alcuni colpi di arma da fuoco. Il capitano
Mitsunobu rimane esanime sul sedile dell’auto. Il suo
vice Yamanaka, sebbene ferito, riesce fortunosamente a fuggire
mentre De Marchi si consegna agli assalitori. Si tratta, in questo caso,
dei titolari della missione navale giapponese, trasferita da
Roma a Merano nel 1943. Gli uffici della missione sono
sistemati nella villa Burgund, sulla sponda sinistra del
Passirio. Altri diplomatici giapponesi, in quei giorni, sono residenti a
Venezia (ambasciata) e a Cortina d’Ampezzo (addetto
militare).
Se la vicenda di Pianosinatico è chiarita da tempo, non
così per quella di Valli del Pasubio. Per oltre sessant’anni,
ad esempio, i due giapponesi caduti nelle mani dei
partigiani sono rimasti senza identità. Ora Savegnago e Valente, seguendone
attentamente le tracce, hanno dato loro un nome e ricostruito interamente
la vicenda. Il libro è edito da Cierre e dall’Istituto storico della
Resistenza e dell’età contemporanea della provincia di
Vicenza “Ettore Gallo”. Sarà presentato nei
prossimi giorni nel Vicentino e, prossimamente, anche a Merano.
Pubblicata su L’Alto Adige di
giovedì 7 aprile 2005"
Infine
una curiosità: in una intervista a Yoshiro Fujimura, un ufficiale
dell'intelligence giapponese, si trova una spiegazione del significato
del nome "Toyo Mitsunobu"
"...
Toyo Mitsunobu consisting of
[three Chinese words] mitsu meaning
light, nobu,
the same Chinese character with enshin [stretch], indicating
expansion and toyo referring
to Asia, staying in Asia,
..."
http://www.i-52.com/index_files/Page957.htm
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