IL MARESCIALLO DUMI

 

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Si ringrazia A. Battaglini che ha reso possibile la pubblicazione di questo emozionante scambio epistolare
 

Gentile redazione di giornale “l’unita”


             Sono Lagvilava Michele dal Davidi - partigiano IV e XI divisione brigata Garibaldi. Abito in URSS in repubblica autonomia Abchasia, citta Suchumi,[segue indirizzo].

            Ho grande preghiera e prego in mezzo di vostro giornale aiutarmi trovare i nostri combattenti compagni ex partigiani da IV e XI divisione di Brigate Garibaldi [l’XI non era una brigata Garibaldi. Era una formazione apartitica.] quali hanno funzionato in 1944 in zona Toscano e Modena in regione Montefiorino, Castilione, Fanano, Palegio e Bagniodilucca sotto comando compagni Barba - IV divisione e Pipeta [Manrico Ducceschi, detto Pippo] dal XI divisione (cosi chiamavano ma di nome vero io non so).

            Era trovato in reparto (Pipeta) con sua famiglia con moglie e sorella. Suo sostituare era un sud-africano ex pilota Goni. Quale era firito 29 settembre 1944 in bataglia per Bagniodilucca.

            Io sono stato in questo reparto comandante del divisione[plotone], mi chiamavano nel reparto maresciallo Dumi.

            In divisione eravamo tre giorgiani, uno russo, uno ceco-Varlais giovane medico- Francese e resti partigiani italiani, titale 20 persono.

            Nostro divisione sempre era situato in ariegrado in lontaneza 5 - 10 chilometri da Punto comandante. Alla fine agosto 1944 nostro divisione avevo ricevuto armi, medicamenti e provise con Paracadutisti.

            In nostro reparto (reparto Pipeta) era comandante di una divisione un famoso Partigiani dal Jugoslavia compagno Antonio (questo è suo nome) i tedeschi cercavano molto.

            30 settembre 1944 mio divisione avevo occupato Palegio, ma nostro reparto sotto comandanto compagno Pipeta avevo occupato città Bagniodilucca. 30 settembre nella città Bagniodilucca noi avevamo incontrato truppe alleati. In questo sera noi quattro (sovetici) combattenti avevamo portato i documenti, facevamo addio con comandanti,con amici di battaglia e abbiamo partiti nella città Lucca, da Lucca in Livorno, poi a Roma a nostro consolato.

            Tutto questo io scrivo, spero che restanti vivi nostri combattenti compagni quando inizieranno leggere questa publicazione faranno memoria su di noi, su di nostro reparto e divisione.

            Sono passati 44 anni e io non posso sapere su di fortuna i nostro reparto- reparto Pipeta e su di nostro reparto-divisione maresciallo Dumi.

            Noi tutti tre Giorgiani-ex partigiani Garibaldiani viviamo a Giorgia.

            1) Lagvilava Michele (ex comandante divisione - Marescialo Dumi) abito in Republia autonomia Abchasia, [segue indirizzo]. Il mio mestiere ingiegnero di edilizia.

            2) Bocuciava Vladimiro abita [segue indirizzo]

            3) Matiascivili Scialva, abita [segue indirizzo]

            Per noi è molto interessante il destino dal nostro ex comandante compagnia Pipeta e la sua famiglia, il destino reparto. Non puo darsi che nessuno vive ancora.

            Ogni anno 9- maggio in giorno della vittoria, incontravamo con amici Italiani ex partigiani in Tbilissi, questo incontro guadato ex comandanto del Partigiani capitano Bruno da Novara,[mi par di capire che ad uno di questi incontri ha assistito il capitano Bruno] ma da Toscano non c’è nessuno. Troppo pecato...

            Gentile redazione! Prego pubblicare la mia lettera con fotografia in vostro giornale, che fa per noi il aiuto, su questa fotografia siamo quattro sovietici ex Partigiani-Garibaldiani da IV e XI divisione.

            La fotografia è stata fatta in 1944 in città Haifa - Palestina.

            Per noi, ex Partigiani Italia è secondo patria e nostri combattenti amici Garibaldiani - fratteli.

            Noi siamo sempre obbligati amare e rispettare i nostri amici, ricordare e apogiare nostro colegamento. Il leale POPOLO Italiano ci aiutava a noi fuggire da prigione, ospitava, vestiva, allimentava e dava la possibilita prendere in mani arme e collegarsi con partigiani.

            con rispetto: Lagvilava Michele - Maresciallo Dumi

            1989.

 

            Questa non è, per noi, una semplice lettera che viene dalla lontana Georgia: è molto, molto di più: è una commovente missiva che arriva a noi direttamente dalla lontana sofferta gioventù, dai ricordi di guerra e di compagni spariti e non più visti, anche se sempre ricordati.

            Ci riporta di colpo a anni e anni addietro, a momenti terribili, alla fame, ai pidocchi, alle corse, alle paure di quei tempi.

            E’ una sorpresa, è uno stupefacente ritrovarsi ai nostri da tanto tempo trascorsi venti anni. Riporta alla mente con vivida realtà le facce dei compagni russi che hanno combattuto con noi ed i loro nomi: Astà, Pascià, Mustafà, Fatisch, Moamed, Mamedo. E Michele, naturalmente. Insieme ad altri dei quali poco ricordo.

            Mi ricorda i sei russi i cui nomi ho elencato poso sopra. Non so neppure se erano russi, le loro facce, i loro fisici, il loro aspetto generale  era più vicino a quello dei mongoli.. Non ricordo e non ricordo che uno di quelli fosse detto maresciallo Dumi. E non ricordo un medico francese. Però era fra noi un siciliano con la Barba ed era Cefas (da Salvatore di Cefalù) ed eravamo forse in 20 a  circa 13 Km. da Bacchio nero, sede del comando.

 

            Ho copiato la lettera inviata a “l’unità” da Lagvilava Michele, detto “maresciallo Dumi”, così come lui l’ha scritta nell’ormai lontano 1989, con tutti gli errori contenuti nell’originale, errori comprensibili se si pensa che Michele è un georgiano (guai chiamarlo russo: si offende) e che usa normalmente un linguaggio completamente diverso dal nostro (dall’enciclopedia: mxedruli, con 40 lettere senza maiuscole, distinto dalla mancanza di generi grammaticali e da un sistema verbale assai complesso) e, probabilmente, assai difficile da tradurre. Sento però la necessità di correggere alcuni errori che non hanno direttamente a che vedere con la traduzione nella nostra lingua (che mi lascia meravigliato), ma piuttosto con la non conoscenza della nostra organizzazione e delle nostre usanze.

            I compagni ex partigiani della IV e XI divisione di brigate Garibaldi: la IV era una divisione Garibaldi operante in Emilia. Per XI si intende la formazione “Pippo”, operante nella zona comprendente il massiccio delle Tre Potenze con le vallate adiacenti, l’altopiano delle Pizzorne, con la valle della Pescia, la vallata della Lima, la Garfagnana nella quasi totalità della sua superficie, le Alpi Apuane nella loro parte meridionale. Michele ha militato nella IV divisione fino a tutto luglio 1944 per poi entrare a far parte della XI.

            Naturalmente Castlione è Castiglione, Bagniodilucca è Bagni di Lucca. Il personaggio che egli chiama Pipeta è Pippo, comandante della XI zona Patrioti, quella nella quale ha militato lo scrivente. Nel periodo in cui Michele raggiunse la nostra formazione, Pippo era costretto a postare seco la moglie e la cognata, onde evitare il rischio, sempre presente e che avrebbe avuto gravissime conseguenze, di vederle catturare dai tedeschi.

            La divisione della quale egli parla è un distaccamento della forza, variante nel tempo, di circa un plotone e quello del quale egli parla, composto da tre georgiani, un russo,  un cecoslovacco ed un giovane medico francese oltre ad un gruppo di partigiani italiani era forse quello che noi chiamavamo il distaccamento Capretto, dislocato sulle pendici del monte Cimo, sito tra l’Alpe di Limano ed il Balzo Nero.

            Ariegrado vuol probabilmente dire arretrato, ma l’espressione, se così deve intendersi, non è esatta perché non esistevano, nel nostro spiegamento, reparti arretrati in quanto eravamo dislocati su una linea curva che andava dal Monte Cimo, alla Foce a Giovo e terminava al Bacchio Nero, borgata sita in alto, sopra  Coreglia, o forse sopra Barga.

            La lettera, pubblicata su “L’Unità” nel 1989 (avevo diligentemente conservato una copia, ma in seguito ho saputo perderla! Peccato, ma io sono un casinista fatto così!), provocò in noi che avevamo combattuto con Michele una grande, piacevole sorpresa.

            Dopo tanti anni avevamo ritrovato il maresciallo Dumi, valido combattente e amico di tutti!

            Per il tramite di due signori di Vimercate (Milano) e con l’intercessione del capitano Bruno, si sono recati a Tbilissi in Georgia, dove ogni anno si tiene un raduno-festa di tutti i georgiani cha hanno combattuto in Italia con i partigiani e dove conoscono Michele. Michele dice loro che da anni è in cerca dei suoi antichi compagni di lotta, che ha scritto ai comuni interessati ed anche alle provincie di Lucca e Modena. Nessuno risponde.

            I due signori lo consigliano di rivolgere il suo appello a “L’Unità” che raccoglie il messaggio e pubblica un breve riassunto.

            Una mattina il caso mi conduce per mano a Barga dove incontro un vecchio amico, Antonio, quel “famoso partigiani dal Jugoslavia”.

            “Hai letto l’unità di questa mattina?” mi chiede.

            “Io non leggo l’Unità.”

            “Pensa che su l’Unità di questa mattina c’è una lettera di Michele che chiede di poter ritrovare noi che eravamo con lui. Me lo ha telefonato un amico da Firenze. Io ho guardato il giornale e ho trovato la lettera”.

            Dico la verità: io non ricordo Michele; ma quando mi si dice che è il maresciallo Dumi e mi si racconta qualcosa del passato, riesco a ricostruire nella mia mente una fisionomia. Riesco a rimettere insieme un personaggio con le sue caratteristiche e un’aspetto fisico. Ricordo!

            Michele! Dopo ben quarantacinque anni dal giorno in cui ci lasciò per tornare in Russia, ritorna alla luce Michele!

            E’ una cosa straordinaria. Ha dell’incredibile il ritrovamento in tali circostanze di un’amico scomparso mezzo secolo addietro.

            Telefono a Giannecchini (non mi si chieda perché telefono proprio a lui. Non lo ricordo) e viene fissato, in provincia, a Lucca, un’appuntamento con i signori amici di Michele che mi forniscono particolari sull’incontro e dettagli della incredibile storia.

            Scrivo a Michele e ricevo in risposta la seguente dalla quale risulta evidente una comprensibile confusione che egli fà, nei suoi ricordi, fra me, Aldo, e l’amico di Barga, Antonio. Per non correre il rischio di incorrere in un errore più grosso egli mette i due nomi insieme.

            La lettera che copio di seguito ha bisogno di alcuni chiarimenti che la rendano comprensibile a chi non ha vissuto la vicenda. Li introdurrò con caratteri più piccoli, racchiusi fra parentesi quadre: non ho saputo trovare un’espediente più pratico e di così immediata comprensione.

 

            Ecco la lettera:

            Caro Antonio - Aldo                                                      01-08-89

            sono molto contento e felice, che finalmente dopo dei 45 anni ho saputo tramite dei cari amici da vimercate [ritengo che i nomi dei due amici di Michele non interessino alcuno] che nel questo momento in città Lucca (Paese Varga [si intende la città di Barga]) vivo e sono senza guaio il mio amico di guerra, famoso partigiano e glorioso comandante del glorioso divisione del nostro reparto “PIPPO” (PIPETA) mio caro amico Antonio - Aldo BATTALINI e voglio augurarvi del tutto buono, il mare di felicita, forte salute, felicita di famiglia e grande successo nella vostra vita con la famiglia.

            Abbraccio alla maniera partigiana [non conosco l’abbraccio alla maniera partigiana ma immagino cosa voglia dire] e bacio forte, come il pronrio fratello [gli errori sono tanti, ma sapessi io scrivere in russo come lui in italiano! ].

            Per le notizie liete sono obbligato davanti ai miei cari amici [gli amici di Vimercate], qualli hanno fatto tutto per trovarvi e in sPeranza trovare altri.

            Carlo e Ida mi hanno scritto, che lei abita in quel regione, dove avete combattuto durante la guerra.

            [l’episodio narrato quui di seguito non ha avuto come interprete il sottoscritto. Ed è realmente accaduto!] Come io ricordo nel lontano 1944 anno voi avete sposato. Mi avete raccontato un dettaglio; quando il sacrestano non voleva fare il vostro sposalizio nella chiesa, perche eravate armato fino ai denti, e che il partigiano non ha diritto di sposarsi in chiesa, ma era costreto di fare la sposalizio, perche la chiesa era circondata con vostri amici partigiani,

            Felice la vostra consorte, che la guerra era terminata e voi restate vivi e adesso, siete felice in famiglia.

            Caro Antonio - Aldo, Lei forse ricordate avvenimenti di Montefiorino [lo scrivente non ha vissuto l’episodio descritto di seguito. Era stato lasciato nella sua zona quando la formazione andò in Emilia e rimase solo per circa 20 giorni. In quella occasione, quando, sotto la pressione delle truppe tedesche, la formazione del generale Armando subì una seria disfatta, un nostro distaccamento, rinforzato dai russi, riuscì a tenere aperto un varco attraverso il quale centinaia di uomini di Armando riuscirono a sfuggire alla morte.], come ci ha fatto finta un ufficiale (maggiore) inglese, come a lui non piaceva, che noi avevamo portato le stelle rosse cravata rosse. Lui ha detto in collera: “troppo rosso” “troppo rosso.[il maggiore inglese si era trovato in una formazione comunista. Evidentemente i fazzoletti rossi lo disturbavano ]

            Ricordate quella notte, quando avevamo attraversato la via di Giardini [in Emilia è chiamata via Giardini la statale 12 del Brennero]. come noi avevamo salito sulla montagna dove era sassuolo e loro villaggio e i tedeschi avevano sparato con cannoi.

            A partire del questo giorno io e miei amici gorgiani e un russo siamo stati nel reparto del comandante “PIPPO” prima di questo giorno io ero stato in reparto del IV-divisione dove era comandante “Barba”-(Barba Rossa).

            Nel reparto del “PIPPO” io ero un comandante uno di divisione [in questo caso per divisione si intende un plotone, circa trenta uomini], e mi avevano chiamato il “maresciallo Dumi”.

            Noi avevamo con lei [non so se parla di me o di Antonio]spesso incontrato nella sede del reparto.

            Il mio divisione sempre era situato in arriergarde, in lontananza di 5-10 Kilometra dall reparto.

            Nel mio divisione erano stati circa 20 persone. Eravamo 3 giorgiani, un russo, un ceco, un dottore-francese, e resti erano tutti italiani; tra loro un siciliano.

            Se lei ricordate alla fine agosto nel 1944 il nostro divisione ha ricevuto un paracadutista con arma e medicina. questo era accaduto vicino dalla linea Gotica.

            Comandante del reparto il nostro “PIPPO” era con famiglia - con la moglie e sorella.[sorella della moglie, cioè cognata di Pippo].

            La zona di azione del reparto era regione TOSCANA: Montefiorino, Castelione, fanano, Paleggio, Bagno di lucca e altri. [l’XI zona patrioti occupava stabilmente la valle della Limal’alta valle della Scesta fino al massiccio delle Tre Potenze, parte della Garfagnana, la parte meridionale delle Apuane, la valle del Pescia fino a Pontito, Calamecca, Stiappa, includendo l’Abetone e zone limitrofe. La sua zona di influenza si estendeva alla parte alta della valle dello Scoltenna, al monte Cimone, al Libro Aperto, al Rondinaio e zone limitrofe. Con ramificazioni varie estendeva i suoi interessi a Lucca, Pistoia, Montecatini, Castelnuovo di Garfagnana]

            Sostitutore del comandante di reparto era ex pilota sudafricano “Gioni” quale era ferito durante la battaglia per Bagnodilucca. se non sbaglio questo era accaduto 28-29 settembre e alleati avevano preso con se il ferito da Bagno di lucca 30 settembre. [Jhonj venne ferito in uno scontro nella valle delle Pozze, attuale Val di Luce, salvato e trasportato a Bagni di Lucca]

            Se lei ricordate un momento la situazione verso di bagno-di lucca era seguente: i tedeschi volevano ritornarsi in città per attaccare, in questo momento il reparto dei alleati, attraversando il ponte stanno ritornare indietro. Il loro comandante ha detto: “inutile versare il sangue; noi chiameremo l’aviazione, carri armati, cannoi e sterminerremmo i tedeschi” ed erano stati andati indietro, e quindi noi eravamo stati costretti di nuovo ataccare i tedeschi e svanire loro via [non ricordo assolutamente nulla dell’episodio]

            28 settembre il mio divisione ha occupato PALEGGIO. [non so cosa ha fatto la divisione di Michele, ma Palleggio era troppo vicino a Cocciglia per non aver avuto, da qui, sentore di qualcosa accaduto in quella borgata mentre, a forse 600 metri di distanza, il distaccamento di Capretto, del quale facevano parte sei russi, era impegnato in un breve scontro con una pattuglia di guastatori tedeschi che, dopo aver abbandonato le moto, avevano trovato provvisorio riparo nella scuola della Scesta. Abbandonate le moto i tedeshi riuscirono a fuggire per essere poi catturati nei pressi di Tana a Termini. Ho l’impressione che Michele fosse stato a Cocciglia e non a Palleggio.]

            30 settembre di sera noi tutti quattro sovietici avevamo ricevuto i documenti, abbiamo detto addio al comandante e agli amici ed eravamo stati partiti a Lucca, dopo a Livorno e Roma nel nostro consolato.

            Sono molto preoccupato con destino dei nostri amicci di guerra del nostro reparto.

            Quando ero da partigiano io scrivevo un quotidiano dove era scritto i indirizzi e i nomi dei miei amici ma purtroppo ho lo perso.

            Da noi nell nostro divisione era un giovane partigiano di nome Giovanni, quale mi ha dato la sua fotto e indirizzo, ma purtra, lo ho perso con miei scritti. Anche da noi era un tale forte ragazzo con baffi il quale noi avevamo chiamato “Stalin” perche era assomiglio a lui.

            Mai dimentichero il nostro intelligente e gentile comandante “PIPPO” ma mi molto dispiace che lui non c’è più.

            Scrivete mi perfavore sull destino della sua famiglia e se loro sono vivi, prego scrivete mi i loro indirizzi.

            Scrivendo la questa lettera davanti ai miei occhi è adesso il tuo viso - sempre allegro, sempre sorriso e corraggio con la barba di colore castagna e tuoi occhi d’aquilla.

            Lei eravate l’orgoglio de nostro reparto, e tedeschi quindi avevano volutato la vostra testa troppo caro. Lei ricordate, che avevano preferito grande premia; se non sbaglio 100.000 reichs marca, per chi, chi vi ucciderera o portera in prigione. Ma a nessuno riusciva ricevere il questo premio.

            Caro Antonio-ALDO! mai dimenticherro l’Italia e gentile - leale popolo italiano per la loro bonta, per la fraternita, la lealta, per amanti della PACE e liberta.

            Quindi l’Italia per me e per tutti ex partigiani Gorgiani è come nostra seconda Patria, e il POPOlo italiano come nostri fratteli e sorelli.

            Caro Aldo-Antonio se siete d’accordo voglio con tutto cuore invitarvi in Georgia a casa mia.

            Se siete d’acordo posso mandarvi il visto.

            Abito in cita Suchumi, [segue indirizzo] Georgia. u.r.s.s.

            I numero di telefono [......]. Ho un figlio, e due figlie e sei nipoti. Il mio mestiere è ingegnere edile. nonostante all eta ancora lavoro.

            Vi prego scriveti mi dettagliamente, dopo di 30 settembre 1944, dopo Bagno di lucca dove avete combattuto- dove era combattuto il nostro reparto e quando avete terminato azione partigiana. che fate adesso e che sapete su di nostri altri amici.

            Penso che noi presto ancora inccontreremmo.

            A Tbilissi ogni anno noi incontriamo con Garibaldini italiani nell ggiorno della vittoria 9 - maggio.

            A Tbilissi vengono tutti ex partigiani da NOVARA, modena, Torino, Milano, Bologna, Reggio di Emilia, verona e altri ma purtroppo dal nostro reparto non c’è nessuno.

            Vi mando il mio foto dei tempi partigiani e foto dai miei amici. Vi prego mandarmi un vostro foto dei tempi partigiani e contemporaneo.

            Arrivederci mio caro amico Antonio-ALDO. Baccio forte. tanti saluti per vostri famigiari. Auguri dalla mia famiglia e da tutti amici partigiani giorgiani dal nostro reparto.

            Aspetto con piacere la vostra risposto.

            ciao... ciao.. ciao...

 

            La lettera si conclude con i saluti e la firma.

            E’ una lettura faticosa e ancor più faticoso è stato il copiarla, ma ho pensato che riportare il tutto ai nostri parametri linguistici avrebbe tolto quel carattere di autenticità, quella impronta di esotico che si rileva nella inconsueta, per noi, costruzione dei periodi, nell’insolito uso delle maiuscole, nello strano modo di scrivere i nomi propri.

            Michele parla abbastanza bene l’italiano, ma nella lettura delle sue lettere si sente chiaramente lo sforzo che ha richiesto la traduzione in una lingua diversa, forse aiutata dall’uso di un dizionario.

            Rispondo alla lettera di Michele (non ho conservato una copia della mia. Peccato!) ed ecco la sua. Dalla quale risulta evidente come egli non ricordi chi io sia. Niente di strano, a tanti anni di distanza.

           

                                                                                                                      5-3-90

            Carissimo Compagno ALDO! “Pelo” [era questo il mio nome di battaglia]

            L’alto ieri, inaspetatto ho ricevuto la vostra lettera, quale mi ha fatto allegro, Poiche nella vostra persona un mio amico ex partigiano, quali insieme con altri patrioti aveva combattuto contro un nemico comune, e quale nel questo momento vivo e sano e lavora per la prosperita del suo POPOlo.

            Nono stante che noi avevamo combattuto durante la guerra in ddiversi reparti, noi avevamo uno SCOPO comune, interessi comuni e noi eravamo vicino nel XI zona della Toscana ed avevamo combattuto contro nemico comune. [Michele ancora non ha ben capito con chi sta scambiando lettere. Lo si capisce chiaramente da quel: abbiamo combattuto in reparti diversi]

            Certo Antonio ----------(-------------) questo un altro l’uomo quale vive nel paese Barga, vicino di Bagno di Lucca. Ma noi tuti siamo gli amici-fratteli d’arma.

            Per me ogni partigiano, quale spalla per spalla insieme con noi lotava contri il nemico comune - contri i nazi-fascisti è un caro amico.

            Nonostante la sua nazionalita e nonostante che in qualche reparto lui si trovava.

            Comunque, io da tutto il cuore ringrazio i miei cari ssimi amici da Vimercate (Milano) - [nome e cognome dei suoi amici di Vimercate], quali La

            hanno trovato e mi hanno dato il vostro indirizzo, loro hanno cercato un mio amico dalla XI - zona, il glorioso partigiano e comandante uno del divisioni del divisioni della XI - zona Antonio - [cognome] deto Antonio iugoslavo (il sopra nome) ma il Dio li guidava da Lei, poiche il Dio voleva nostra conoscenza [chiaro: ancora non ha capito chi sono. Non è facile!]

Non importa nel quale reparto chi era, importantissimo che noi ambedue avevamo combattuto per la Patria, per la pace solido.

            Quindi io conto La ccome il mio fratello e da tutto il cuore La invito da me, come i ospiti a casa mia voglio fare la nostra conoscenza realmente. Sono molto fortunato, io cercavo un partigiano-Antonio e con aiuto di DIO avevo trovato un altro partigiano - anche Antonio.

            se sarete d’accordo io ho un sogno: Noi dovremmo incontrarsi tutti in tre (io., Antonio iugoslavo e Lei) a cassa mia, a città di Suchumi [segue indirizzo], Georgia - URSS. vi invito ambedue e vi prego di dare per questo la vostra concordia.

            Adesso a proposito di qualche episodi in quale ho partecipato e luogi.

            Raccogliendo enorme potenza umana e tecnica il comando tedesco voleva distruggere completamente la prima repubblica Partigiana, formata in Italia nella regione di Montefiorine e distruggere i tutti Partigiani della Resistanza Italia.

            Comunque in fine del mese luglio 1944 sulla territoria di Montefiorino furono iniziati i scatenati battaglie contro di noi. I tedeschi ci ataccavano da tutti Parti, ma i Partigiani combattevano eroicamente.

            30 luglio 1944 a Montefiorino eravano venuti i rappresentanti della Alleanza. Eravano in tre (se non sbaglio) sotto il comando del maggiore Inglese, erano venuti per espedizione e regolarmento e per aiuto...... Ma a loro evedentemente non Piaceva che i tuti partigiani portavano le stelle rosse e le cravatte rosse. Loro eravano troppo arabbiati e dicevano-”troppo rosso - troppo rosso”.

            Loro ci hanno promesso l’appoggio, avevano detto che - collegarono con loro comando e ci spedirranno aerei per il bombardamento la posizione tedesca, quale era fronteggiata contro di noi e noi distruggeremo i tedeschi. Soltanto noi dovevamo avere il fronte nel nostri mani fino di 10 ore di mattina del giorno seguente.

            Nostro IV - divisione garibaldino sotto il comando di “Barba” - Nicoletti Bartolomeo era il difensore del ponte, il quale era distrutto con la nostra forza e tra noi quale i tedeschi trascorerre la loro fanteria. Questo era accaduto, se non sbaglio nella regione Toano. Avevamo difeso il pezzo di terra davanti del ponte.

            I tedeschi avevano portato i grandi vittime umane[forse vuol dire che i tedeschi avevano avuto molti caduti].... ma loro erano comleto in massa e loro hanno riuscito di trasferire la parte del loro esercito tra il ponte.....

            31 luglio di mattina fu iniziata una grande battaglia e i tedeschi avevano superato il fianco sinistro. I nostri vicini non potevano difendere i loro posizioni e andavano in ritiro.

            Noi andavammo avanti per l’appoggio e dove molto vicino in distanzia 20-30 metri in confronto con i tedeschi, avevamo notato con il vice comandante del nostro divisione compagno Bugni Gildo (deto “Arno”) la abbandonata mitragliatrice con grande quantita dei pallavoli [sta forse per munizioni?].

            Nonostante che i tedeschi eravano molto vicino e possedere la mitragliatrice era molto difficile, avevamo riuscito possedere questa mitragliatrice e per nostra fortuna, con il fuoco forte, il quale era inaspetato per i tedeschi e avevamo fatto per loro costretto di ritirarsi portando enorme vittime. Certo che anche noi restavamo pochi....

            Ai tedeschi non avevamo dato la possibilita muovarsi avanti da noi e versando

in utile la sangue, aspettando “l’appoggio” e aeri. avevamo tenuto nelle nostre mani la posizione....

            Avevamo aspettato il promesso aiuto dalsignore inglese maggiore, ma senza successo, Nessuni aeri non c’erano

            Io sparava con mitragliatrice della sistema “Breda” fermando in ginochio.

            Mi avevano aiutato i due giovani patrioti Italiani. Erano proppo giovani, anni 14-15, e quando io sparavo ultimo nastro, nel questo momento avevano ucciso un mio aiutante-bambino., il quale non potevamo di salvare....

            Avevamo capito che il maggiore inglese ci aveva ingannato, - lui ci tradiva per “troppo rosso”.....

            Sia sulla sua coscienza sara la morte del giovan3e raggazzo-patroto ed inutile versata la sangue dei altri partigiani, aspettando promesso aero dal maggiore.....

            Nel quella notte avevamo trascorso con fatica la via Giardini e eravamo andati nel montagne, lasciando la territoria di montefiorino.

            Anche ricordo che 20 luglio avevamo la battaglia nella regione Pian Dellagotta [Pian dei Lagotti]....

            XI zona di Toscana dove io trovavo dopo il incindente da Montefiorino, cioe dal 1-agosto-1944, il Comandante della Zona era compagno “PIPPO” - Manrico Ducceschi, il quale era nel reparto con la sua moglie e la sorella.

            Nel XI-zona io ero il comandante del distaccamento (divisione) mi chiamavano tra i partigiani “Maresciallo Dumi”. Il maresciallo, perche nella armea sovetico io ero un sottoufficiale-maresciallo ma Dumi io portavo, poiche la mia figlia si chiama Dumili, mia unica di allora figlia.

            Il sua nome io portavo allora, poiche non avevo la speranza di vederla ancora una volta. E pensavo se io muoio da partigiano, mi restava per sempre suo nome.

            Alla fine agosto o nei primi del mese di settembre nel 1944 ilmio distaccamento (divisione) aveva ricevuto Paracadutista con medicine, arma e altri merci.

            Questa era (non ricordo purtroppo nome del luogo) vicino della linea gottica, 15-20 KM. lontano da Bagno di Lucca. [ho l’impressione che il lancio del quale parla Michele non sia avvenuto vicino alla linea Gotica, ma sul versante ovest del monte Rondinaio, in località Diaccio Grande. Ero presente a questo avventuroso lancio, durante il quale scesero tra noi tre uomini, oltre a armi, medicine, viveri].

            26 settembre avevamo preso il paese Poleggio [Palleggio], 27 settembre sotto il comando di “PIPPO” - Manrico Ducceschi avevamo liberato la città Bagno di Lucca.

            Infatti nei tempi diversi avevamo combattuto nella regione castelione, fanano, Montefigatesi ed altri.

            Quando eravamo preso Bagno di Lucca danoi erano venuti i alleati circa un bataglione [è molto probabile che questo sia il battaglione al quale una squdra di noi fece da quida attraverso il massiccio delle Pizzorne, fino alla Lima. La squadra era affidata a me e fu una piccola divertente avventura]. Nel questo momento i tedeschi avevano iniziato attacarci per possedere di nuovo di Bagno di Lucca.

            Il comando degli alleati non aveva la risoluzione di cominciare la battaglia e avevamo detto:- Perche noi saremmo costretti inutile versare sangue, Megli noi chiameremo i cari armati, aeri i mezzi blindati e loro distruggerano i tedeschi. senza battaglia loro eravano andati in dietro.

            Noi partigiani siamo costretti di partecipare di nuovo nella battaglia con i tedeschi e quali erano ritirati.

            Io potevo esprimere molti episodi, ma poiche sono passati molti anni, quasi il mezzo secolo, non ricordo dettagliamente i dati e luogi.

            Quindi io penso, che questo è abbastanza.

            Quando ero da partigiano io scrivevo un diario, dove erano scritti tutti luoghi e dati del combattimento e indirizzi dei miei amici partigiani, ma purtroppo lo ho perso sulla strada quando arrivava alla Patria nel 1944.

            Da vero che sfortunatamente ho perso il diario, ma mai dimenticerro dei questi amici con quali ho combattuto e avevo diviso ultimo pezzo di polenta di farina dolce. Mai dimenticero la cura e bonta, l’attenzione, caloroso accoglienza, l’appoggio, fraternita e amicizia quali ha dimostrato verso di noi (prigionieri di guerra) il leale POPOLO Italiano, in qualle pericolo tempo, quando noi eravamo a distanza di due PASSi dalla MORTE.

            Noi tutti ex partigiani georgiani siamo obbligati davanti al leale POPOLO Italiano e mai dimenticheremmo come il questo leale POPOLO ricordo con propria vita ci hanno salvato.

            Per tutto queso l’Italia è per noi sicuramente la nostra seconda Patria, ma POPOlo Italiano per noi come i nostri fratelli e sorelle.

            Allora arrivederci mio caro compagno.

            Ti abbraccio forte e ti bacio come il proprio fratello.

            Stringo forte le tue mani e aspeto la tua lettera.

                                   ciao....ciao....ciao.

            con grande stima: Lagvilava Michele

                                   (Maresciallo Dumi)

 

            Vedo Michele che, forse sul tavolo del suo studio (è un professionista), o su quello di cucina, scrive la sua lunga lettera indirizzata ad un certo Aldo-Pelo che ancora non ha ben capito chi sia. Lo colloca in una formazione diversa (ma coloro che hanno combattuto il comune nemico sono tutti suoi fratelli), a volte in un distaccamento diverso dal suo (un’altra divisione). Ma per lui ha poca importanza il reparto nel quale io ho combattuto:

“ sono molto fortunato: cercavo un partigiano di nome Antonio e, con l’aiuto di Dio, ho trovato un’altro partigiano di nome Aldo”.

            Bello, molto bello!

            Provo una certa commozione nel pensarlo faticosamente intento nel cercar di tradurre il suo pensiero dalla sua ostica (per noi) lingua, nella nostra altrettanto ostica (per lui) lingua. Malgrado i suoi, sforzi nascono dei guazzabugli difficilmente comprensibili. E se ai rompicapo provocati dalla traduzione dalla sua lingua alla nostra, aggiungiamo le varie incertezze dovute alla nefasta influenza degli anni trascorsi, alla piuttosto vaga conoscenza dei luoghi, alla non conoscenza dei nomi ed alla mia non conoscenza delle vicende seguite dalla “divisione Dumi”, nasce una confusione nella quale è difficile capire qualcosa.

            Per farlo dovrò ricorrere alla memoria di altri: a quella di Antonio, per esempio, ed a quella di Pino, che ha vissuto i guai di Montefiorino molto da vicino e che ricorda bene.

            Ed anche allo scambio di corrispondenza fra Michele e Barba, e fra Michele e Pino e Giannecchini. Dovrò sentire Barba, e qualcuno di Montefiorino o di altre località menzionate da Michele.

            Cercando di scegliere fior da fiore, voglio dire vecchietto da vecchietto. Perché ci sono vecchietti che ricordano tutto perfettamente e vecchietti che non sanno fare altro che confusione.

            Con la speranza che coloro che io tratto in questo momento da vecchietti, non se ne abbiano a male: ma anche io mi metto nella categoria. D’altra parte sono nato, pensate un po’, nel lontanissimo 1923 e coloro che combattevano con me se non erano del ‘924, erano del ‘922, o magari del ‘920.

            Qualcuno ricorda perfettamente e riesce a mettere in ordine i suoi ricordi; altri fanno una brande confusione. Lo dice uno del ‘923!
 

 


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