Lettera
aperta ai quotidiani:
“Sono
la nipote del Tenente Colonnello Manrico “Pippo” Ducceschi, già
Allievo Ufficiale Alpino a Tarquinia, Comandante la Formazione
partigiana XI Zona Patrioti ELN.
Una delle più organizzate e combattive formazioni di Patrioti
esistenti in Italia. Infatti, l'XI Zona Militare Patrioti è una
delle poche Formazioni di Partigiani che annovera vittorie e non
subisce sconfitte militari.
Il
mancato riconoscimento da parte dello Stato Italiano di quei
meriti che, al contrario, gli Alleati, ed in particolar modo gli
U.S.A., hanno prontamente riconosciuto in mio zio, attribuendogli
la Bronze Star medal, e’ sempre stato vissuto, dai suoi
familiari in primis e da chi lo ha conosciuto in vita o tramite i
libri che di lui hanno parlato, come una grossa ingiustizia.
Adesso,
dopo tante promesse di autorità che, a vario titolo, si sono
fatte via via portavoce dell’iniziativa di conferire un
riconoscimento al Valor Militare per mio zio, sebbene senza però
far mai seguire fatti alle promesse, mi sono attivata per una
raccolta firme e di questo ringrazio di cuore i moltissimi, di
qualsiasi fede politica essi fossero, che hanno sottoscritto
l’iniziativa, facendo così emergere nei fatti l’apartitismo
che mio zio propugnava tanto.
La
sorpresa più grande, per me, è stato l’interessamento del
Presidente della Repubblica e del suo staff. Nel massimo vertice
dello Stato, infatti, ho incontrato la più grande attenzione nel
prodigarsi per un felice esito della vicenda e questo mi ha così
permesso di venire a conoscenza del reale motivo per cui la
medaglia non è mai stata concessa finora e del grande paradosso
che questo iter tiene in sé, lasciando anche loro sconcertati.
Poco
dopo la morte di Manrico, la Presidenza del Consiglio dei Ministri
aveva dato parere favorevole sia al riconoscimento per mio zio che
a buona parte dei componenti l’XI Zona Patrioti che alla
Formazione stessa trasmettendo le proposte all’Ufficio
competente del Ministero Difesa-Esercito. Quest’ultimo, nella
persona del Colonnello in s.S.M. Capo Ufficio Riccardo Rocca
dichiarava: “A
malgrado delle ricerche effettuate nella varia documentazione
esistente presso quest’Ufficio, non è stato possibile trovare
alcun riferimento ai fatti narrati nelle proposte.”
Tuttavia prima di passare la pratica al Maresciallo d’Italia
Messe, si chiedeva alle autorità militari competenti all’epoca
di esprimere il loro parere. Dopo vari giri di carte per i vari
Uffici del Ministero della Difesa, l’Ufficio di Gabinetto della
Presidenza del Consiglio dei Ministri dichiarava tra l’altro,
“Circa
il brevetto della “Bronze Star”, che sarebbe stato rilasciato
dagli Alleati al partigiano Ducceschi Manrico, nulla risulta agli
atti di questa Presidenza.” E si arriva a una nota
indirizzata al Ministro della Difesa, peraltro non firmata, in cui
si sottolineano gli errori commessi dall’allora Reggente
l’Ufficio Stralcio di Lucca, DE MARIA,
che si qualifica Capitano senza però che questi risulti
realmente avere un grado militare, oltre a vari vizi procedurali
da lui commessi vanificando così il procedimento.
Si
giunge al 6 luglio 1961 e
la Commissione Militare Consultiva Unica, preso atto della
documentazione di cui sopra, emette un inevitabile quanto scontato
parere contrario all’accoglimento.
Negli
atti si vede anche piano piano scomparire il titolo militare per
arrivare ad un semplice “Ducceschi” peraltro morto di
malattia!
Dieci
anni dopo, il Gen. di Div. Augusto Arias, in un appunto al Signor
Ministro, solleva perplessità sulla Commissione competente per il
procedimento che avrebbe dovuto essere quella Regionale e non
quella Unica ma non viene considerato. E il verdetto resta
negativo.
Adesso
ho provato a integrare la documentazione mancante di allora per
riaprire il procedimento alla luce della documentazione specifica
che all’epoca non era stata rintracciata ma purtroppo questo
esito della commissione è inappellabile e nemmeno il Presidente
della Repubblica può intervenire. Pertanto
queste vie non sono più percorribili
ma resterebbe aperto, per la concessione della Medaglia al V.M.,
solo un intervento diretto del Ministro della Difesa.
In
caso contrario, sarebbe ancora possibile soltanto la concessione
di un ben minore riconoscimento italiano “al Valor Civile”
oppure, ironia della sorte, attendere quando, prima o poi, nel
corso dei vari revisionismi storici, saranno riviste le posizioni
anche di chi in quel periodo mio zio ha combattuto per veder
riaperta anche la sua pratica.
A
questo punto, nasce questa lettera aperta affinché vi sia data
massima divulgazione e, mobilitando l’opinione pubblica, sia
possibile smuovere l’immobilismo burocratico dei vertici della
Difesa, scrivendo una lettera al Ministro della Difesa affinché
si levi alta la voce di chi condivide questa iniziativa o, con
profonda tristezza, resterà un grande vuoto e
l’impossibilità oggettiva di poter colmare una
situazione altamente ingiusta, dove uno dei migliori partigiani
italiani e toscani si vede negare
un giusto riconoscimento malgrado abbia dato la sua vita
per servire la Patria, evitando rappresaglie inutili, mettendo al
primo posto l’onesta’ della sua Formazione e insegnando ai
suoi uomini tutti quei valori sani per i quali, a distanza di
oltre 60 anni dalla sua morte, è ancora da tutti ricordato e
amato.
Laura Poggiani "
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